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Il    incarnato:

il lavoro con il corpo

"La personalità integrata si costruisce a partire dal suolo, proprio come una casa si erige gettando prima le fondamenta. Non si può trovare sicurezza in un processo di pensiero dissociato dalle sue radici nelle sensazioni corporee. Ne conseguirebbe quindi che per l’individuo, nessun pensiero è giusto se non è sentito come tale anche nel corpo."

 

A. Lowen

 

Secondo l'approccio psicosomatico ( deriva dal greco PSICHE -anima- e SOMA -corpo-) è  impossibile scindere gli aspetti corporei da quelli pschici, poichè tutte le esperienze di vita del soggetto sono vissute non solo nella mente ma soprattutto attraverso il corpo. Porre attenzione ai messaggi del corpo, oltre agli elementi verbali e cognitivi, vuol dire porre attenzione alla persona, al Sè nella sua interezza e specificità, come soggetto unico, in cui i diversi aspetti sono solo le sfumature e le angolature di un'esistenza narrata con la voce e sentita nel corpo. 

 

Molte persone, invece, prestano attenzione al proprio corpo e alle proprie sensazioni solo nel momento in cui c'è qualcosa di "fisicamente" alterato: una malattia, un incidente, un dolore fisico riportano l'attenzione a quella parte del corpo che ritorna ad essere scrutato, osservato e controllato come mai prima. In tal caso, infatti, si cerca solo una soluzione repentina che possa ripristinare la situazione precedente per sbarazzarsi di quella spiacevole esperienza corporea.

In altri casi  sembra, altresì, quasi che  corpo diventi ingombrante come qualcosa da evitare, trasformare, controllare, denigrare, come un oggetto che debba seguire degli "standard imposti" .

 

L’enfasi dell’aspetto prettamente cognitivo è, invero, un riflesso della nostra cultura occidentale che, inneggiando ad un “primato” della mente, ha declassato il corpo contribuendo, dunque, ad una scissione corpo/mente: infatti, “Il nostro linguaggio rafforza l’idea che il nostro corpo sia un oggetto: parliamo di qualcosa che avviene a me, piuttosto che di me che sta avvenendo”(Kepner 1997, p. 36). La nostra cultura è, difatti, anche basata su una tradizione religiosa e filosofica, in cui è ravvisabile un’altra causa di tale rifiuto: la fisicità è sempre stata messa in relazione ad impulsi immorali, lascivi, “impuri” e, pertanto, il corpo ha acquisito una connotazione prevalentemente sessuale da punire e “controllare”.

Il corpo è, dunque, negato, dissociato, alienato ed il contatto evitato o ridotto al minimo, poiché diviene imbarazzante e potenzialmente pericoloso: è considerato come qualcosa di diverso dal sé e in cui il contatto è considerato “superfluo” o addirittura “dannoso” a priori. 

 

Come afferma Lowen, autore di riferimento per tale approccio,

 

"Il concetto che i movimenti del corpo diano origine alle sensazioni e ai pensieri 

va contro il comune modo di pensare. Siamo abituati a considerare il movimento come

il risultato del pensiero e delle sensazioni piuttosto che il contrario. Ciò avviene perché

osserviamo ogni avvenimento personale dal punto di vista dell'Io, il quale occupa

la posizione più alta nella scala gerarchica delle funzioni della personalità. 

Visto dal basso, il movimento non solo precede, ma determina anche il contenuto delle

sensazioni e dei pensieri. 

Questi movimenti informativi sono i movimenti involontari del corpo(...)

non possiamo sfuggire alla conclusione che anche la qualità del pensiero, e il suo contenuto,

non può essere del tutto separata dal tono emotivo del corpo."( Lowen 1970, p.112-115)

 

Anche livello biologico la separazione tra la mente ed il corpo è convenzionale: l’ipotalamo registra in ogni istante emozioni, pensieri, sensazioni, composizione del sangue, stimoli sensoriali. Ogni operazione mentale ha, nello stesso istante in cui accade, un corrispettivo chimico nel corpo: non avviene prima l’emozione e dopo la modificazione corporea associata  e nemmeno il contrario. I due eventi avvengono nello stesso istante, sono la stessa cosa su due piani diversi.

L’uomo vive ed esperisce sia attraverso canali psicologici che canali fisici, in una totalità inscindibile. Il tatto è la nostra “prima lingua” ed è proprio attraverso il con-tatto, la manipolazione che il bambino sviluppa un senso del sè e della distinzione sé-altro: è, in primo luogo, attraverso la pelle che il neonato filtra la realtà. E’ nel corpo che si sedimentano quei ricordi che non possono essere pensati perché appartenenti al pre-verbale. Rendere l’esperienza corporea impersonale non è altro che un modo di adattarsi alla realtà e mantenere alienati aspetti del sé, perdendo contatto con il  "fondamento primario dell’esperienza umana- la nostra realtà corporea (Kpener 1997, p.39)." Dunque la postura e il movimento non dipendono da una scelta conscia, ma sono espressione di un adattamento specifico all'esperienza specifica della persona. 

 

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