Dr.ssa Flora De Martino
Psicologa-Psicoterapeuta Gestalt-Analitica
Abilitazione all'esercizio di psicologo n° 4752
Studio professionale a: Vicenza (centro)
Tratto da un intervista ad Aldo Carotenuto, psicoanalista junghiano:
"Il "processo di individuazione" potrebbe essere proprio lo specifico della psicologia junghiana e della sua terapia. Per illustrare questo concetto posso ricorrere all'esempio del linguaggio. Noi parliamo con un linguaggio che abbiamo mutuato dalla nostra famiglia, dal nostro ambiente, dalla nostra città . Questo linguaggio ha una sua musicalità , ha una sua melodia, per cui è possibile - non bisogna neanche essere molto esperti - comprendere subito, non appena una persona apre bocca, se questa persona proviene dalla Campania, dalla Sicilia o dal Veneto. Ora la domanda, così importante, che ci dobbiamo fare è questa: quelle persone che parlano con accento veneto oppure siciliano o di un'altra regione, non hanno fatto nessuno sforzo per apprendere questa musicalità ? Per il semplice fatto di vivere lì, loro non possono che parlare con la musicalità veneta o siciliana. E questo è molto evidente.
Ma è meno evidente invece un altro fatto: che noi, come abbiamo assorbito questa musica
del linguaggio, abbiamo poi assorbito altre cose, per esempio gli atteggiamenti, i valori
psicologici della situazione che vivevamo in quella famiglia, in quella città ,in quella
nazione.
La domanda di Jung è questa: ma è proprio vero che questi valori, che io ho assunti,
sono i miei,legati alla mia vita, oppure sono delle cose false, di cui io mi sono appropriato
così come mi sono appropriato, ripeto, della musicalità della mia lingua?
Alla luce di quanto ho detto, si può capire che cos'è il "processo di individuazione". E' praticamente un allontanamento, una differenziazione da valori esterni - che Jung chiamerà "valori collettivi" - appartenenti un po' a tutti. Tale processo consente di ritrovare dei valori molto più autentici, veri, e soprattutto fondamentali per la mia vita, che Jung chiama appunto "valori individuali". Tutti hanno dei "valori individuali"; ma quante sono le persone che fanno questo sforzo di riconoscere come sia necessario liberarsi dai "valori collettivi" che ci sommergono? Quando, per esempio, io parlo con un mio paziente, molte volte mi chiedo: "ma chi sta parlando"? Per me è infatti palese che quello che sta dicendo non gli appartiene, perché risulta, come dire, stonato. Allora chi parla al suo posto è magari il padre, la madre o comunque un'altra persona. Poiché naturalmente ha dovuto, come dire, assimilare queste cose senza saperlo, mi propone una serie di valori che non gli appartengono.
Quello che è interessante è che lentamente, molto lentamente, tutto lo sforzo del nostro lavoro va proprio verso un processo che permetta all'individuo, che fino a quel momento era stato in un certo senso "diviso", diventare unico - perché individuo significa esattamente "non diviso", unico - una persona con una coerenza interna, che gli permetta di essere finalmente padrone delle sue motivazioni, dei suoi valori e, soprattutto, responsabile della sua vita.
Perché in effetti il problema sta nel fatto noi viviamo un'esistenza che è condizionata dagli altri. Ora, molte volte il condizionamento degli altri può essere anche positivo, perché la nostra vita è una vita di individui che hanno rapporti e non possiamo e non dobbiamo fare a meno del resto del mondo. Ma noi intanto possiamo essere quelli che siamo se ci diamo questa differenziazione che per molti aspetti ci fa paura. A me piace sempre ricordare che le grandi persone, che hanno lasciato un'impronta nella nostra vita, molte volte hanno pagato duramente questa forza e questa dimensione di unicità . Pensiamo a Socrate, che è uno di quei rappresentanti della storia del pensiero che ha pagato con la propria vita la sua dimensione originale. Ma pensiamo, più recentemente, agli scienziati, pensiamo a Galileo, che seguendo una sua strada, capisce che il mondo può essere compreso in termini completamente diversi da come si voleva imporlo, e, per questo, rischia il rogo e la tortura. Non c'è scienziato, non c'è artista - si pensi a Picasso o a Joyce - e più in generale persona che abbia portato nella vita una dimensione di novità che non abbia dovuto pagare un prezzo molto alto per la sua coerenza.
Fonti:
http://www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=175#7