Sentirsi in trappola e trovare la via di "casa"
In questo periodo ritorna spesso nella mia vita e nella mia esperienza professionale la tematica del "troppo": del sentirsi incastrati in una realtà che non ci piace, del rimanere in una relazione che non ci soddisfa, nel permanere in un luogo che non sentiamo nostro fino all'esaurimento.
Ci si sente insoddisfatti, frustrati, litigiosi, intansigenti, tesi, nervosi.
Tutte queste esperienze, tutte queste sensazioni, in realtà, poche volte sono inerenti alla realtà che stiamo vivendo, ma piuttosto ad un'incapacità di prenderci dello spazio nostro, di poter ritrovare ciò per cui proviamo passione, di poter ritornare in quel posto in cui ci si sente integri, pieni, sè stessi.
A volte rimaniamo così a lungo distanti da noi, distanti da quella serenità, da quel luogo in cui ci possiamo ritrovare che non riusciamo più a percepire neanche che siamo lontani, che quello che viviamo o è "troppo" o non è "abbastanza".
"Quando da tempo avremmo dovuto far ritorno a casa, i nostri occhi non hanno nulla di cui sfavillare, le ossa sono affaticate, è come se i fasci nervosi fossero disfatti, e non riusciamo più a concentrarci. Allatta rifiuti morti, significa che si sta consumando in un matrimonio, una fatica o uno sforzo inutili o poco gratificanti...invece di tenere le briglie della sual scelta, penzola dalle briglie"
Dentro di sè si sente un tumulto, un groviglio, che se si prova ad ascoltare, se si prova a sentire istintivamente, ci dice perfettamente che si è rimasti troppo a lungo lì e che è arrivato il tempo di cambiare, è arrivato il tempo di fare ciò che è necessario, perchè "il corpo è presente, ma la mente è lontanissima"
Eppure ci si ritrova a dire che si vorrebbe tanto fare questa cosa ma...
Che si vorrebbe tanto fare quel viaggio ma...
che si vorrebbe tanto interrompere quella relazione ma...
"Sono i MA le cose MORTE da eliminare"
Spesso non siamo abitutai al lasciare che gli altri a prendere le redini perchè " i figli hanno bisogno, perchè mia moglie/mio marito hanno bisogno, perchè questo o quell'altro hanno bisogno": non ci si rende conto che sacrificandosi totalmente per un altro, per un lavoro, per una situazione non si fa altro che insegnare all'altro a compiere gli stessi sacrifici, ad annullarsi completamente per una causa.
" Alcuni temono che le persone vicine non comprenderanno il bisogno di tornare.Ed è possibile che non tutti comprendano. Ma si deve comprendere questo: quando si va a casa secodno i propri cicli, ad altre persone attorno è affidato il lavoro di individuazione. Il proprio ritorno a casa consente anche ad altri di crescere ed evolvere"
La necessità di perpretare ciò che stiamo facendo, anche contro noi stessi, è spesso legato alla necessità di sentire di essere accettabili, del dimostarere che non si sta lì senza far niente o a occupare spazio o a divertirci, ma che abbiamo un valore, che siamo utili e che quindi solo per questo ci è consentito di vivere: questa trappola ci sfinisce nel tentativo di essere sempre migliori, sempre desiderabili, sempre accettabili, come se solo in questo caso potesse essere concessa la nostra esistenza.
"Per evitare la trappola bisogna imparare a dire ALT e BASTA CON QUESTA MUSICA, ovviamente con grande convinzione". Istintivamente c'è sempre qualcosa che ci dice che possiamo andare solo fin lì e non oltre per non perdersi: meglio tornare a casa per un po' ed essere più energici, anche se gli altri si irritano, che restare, peggiorare, e cadere definitivamente in pezzi.
E dunque DOV'E' CASA?
Di seguito le parole dell'autrice, Clarissa Pinkola Estes, che ha stimolato in me questa riflessione, poichè sono parole che segnano, insegnao e riportano.
"Esiste in noi un istinto a tornare, a raggiungere il posto che ricordiamo. E' la capacità di ritrovare, nell'oscurità o nella luce piena, la propria casa. Sappiamo come tornare a casa. Anche se molto tempo è passato, ritroviamo la via. Attraversiamo la notte e strani territori, tribù di stranieri senza mappe e domandando a bizzarri personaggi che incontriamo lungo il cammino " Qual è la via?"
La risposta esatta a "Dov'è casa?" è più complessa...ma in un certo senso è un posto interiore, un posto nel tempo piuttosto che nello spazio, dove ci si sente INTEGRI. La casa è la dove un pensiero o una sensazione possono svilupparsi invece di essere interrotti o di esserci strappati perchè altro richiede la nostra attenzione o il nostro tempo.
Casa è un umore o un senso sostenuto che ci consente di esperire sensazioni non necessariamente assecondate nel mondo profano: meraviglia, visione, pace, libertà dalle preoccupazioni, libertà dalle richieste, libertà dal continuo ciarlare.
Molti sono i modi per tornare a casa. Rileggere brani di libri o poesie che ci hanno commosso. Passare anche soltanto pochi minuti in riva al fiume accanto ad un corso d'acquao in una caletta. Sdraiarsiper terra nella luce che filtra tra gli alberi. Stare con la persona amata senza avere i bambini attorno. Sedere sotto il portico a sgranare, sbucciare o rammendare qualcosa. Camminare o gudiare per un'ora, senza meta, e poi tornare. Prendere un autobus con destinazione ignota. Tamburellare con le dita ascoltando la musica Salutare il sole che sorge. Raggiungere un posto dove le luci non interferiscono con il cielo notturno. Pregare. Stare con un amico speciale. Sedere su un ponte lasciando ciondolare le gambe. Tenere in braccio un bambino piccolo. sedere in un bar, accanto alla finestra, e scrivere. Sedere in un aradura tra gli alberi. Aciugarsi i capelli al sole. Apire le mani sotto la pioggia. Curare le piante e sporcarsi ben bene le mani di terra. Contemplare la bellezza, la grazia, la commovente fragilità degli esseri umani.
Dunque non è necessariamente un viaggio arduo, ma non volgio farlo apparire troppo semplice, perchè forte è la RESISTENZA a tornare a casa, che sia un'impresa facile o difficile.
Molti sono i posti reali in cui andare per sentire il ritorno a questa speciale casa. Il posto fisico, reale, non è la casa; è soltanto un veicolo che culla l'Io affinchè si addormenti, così potremo percorrere da soli il resto del cammino. Tanti sono i veicoli: muscia, arte, bosco, spuma dell'oceano, levarsi del sole, la solitudine. Ci portano a casa in un mondo interiore nutritivo che ha idee, ordine, mezzi di sostentamento tutti suoi.
Casa è l'antica vitra istintuale che si muove agevolemente, come un giunto che scivola agevolmeten su un cuscinetto ben oliao, dove tutto è come dovrebbe essere, dove tutti i rumori hanno il suono giusto, e la luce è buona, e gli odori ci calmano invece di metterci in allarme.
La semplice verità è che quando è tempo è tempo.
Se vi concentrate con gli occhi dell'anima vedrete la casa in moltissimi posti
Quanto a lungo bisgona restare? Quanto di frequente bisogna tornare?
In cuor suo ognuno sa quanto a lungo e con quale frequenza. Si tratta di valutare la lucentezza degli occhi, il vibrare dell'umore, la vitalità dei sensi.
Come mantenere l'equilibrio tra il bisogno di andare a casa e la vita quotidiana?
E' sempre sorprendentela faciltà con cisi "triva il tempo" in caso di malattia, se un bambino ha bisogno di noi, se la macchina si guarìsta, se si ha mal di denti. Al ritorno a casa deve essere attribuito lo stesso valore...perchè è inequivocabilmente vero che se una persona non va quando per lei è tempodi andare, l'incrinature della pscihe/anima diventa un burrone, e il burrone si tramutain un ruggnete abisso.
E' vero che la casa significativa si raggiunge prendendo tempo: un tempo inviolato ed unicamente per noi medesimi.
Dunque, lottare per quel che si vuole è una giusta risposta istintuale contro gli impedimenti. Tuttavia per molti la lotta deve anche, o soltanto, essere combattuta dentro, contro ciò che nega il reale bisogno. E se ogni volta dovete lottare, forse dovrete attentamente soppesare i rapporti che intrattenete. Se è possibile è meglio insegnare a quanti vi circondano che dopo starete meglio, che non li abbandonate affatto, ma dovete di nuovo apprendervi e tornare alla vostra vita vera.
Per lo più che ritorna ai propri cicli naturali riesce a trovare un equilibrio, tenendo conto di circostanze e bisogni.
Dire la propria verità...vivere così è un ciclo in sè, che deve continuare e continuare."