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"Ho la testa che mi scoppia": rimuginare!


"Ho la testa che mi scoppia: continuo a pensarci su ma non riesco a venirne fuori!" A quanti di noi è capitato di dire, e di dirsi, questa frase: di avere un problema, iniziare a riflettere, ragionare, pensare e ripensare ma senza riuscire ad ottenere una risposta che sia soddisfacente per noi. "Se facessi così, forse...potrei fare questo...ma sarebbe meglio fare quest'altro...dovrei, potrei, farei..."

Può capitare, in questi casi, che i nostri pensieri vadano in "loop" e si ripetano senza sosta, lasciandoci spesso esausti, tenendoci continuamente nel dubbio e nell'angoscia. L'angoscia, come riportato precedentemente, è la paura di entrare, di compromettersi, di attuare: tutta l’angoscia nasce da un desiderio o da una necessità di compiere un’azione, prendere una decisione o assumere un atteggiamento, che io non compio, non prendo, non assumo Pensando, ri-pensando, pensando, ri-pensando... la nostra mente vaga in uno spazio senza limiti, senza corpo: rimuginiamo! Rimuginare proviene dal termine ruminare: ossia il masticare una seconda volta il cibo già stato nello stomaco. Come se, metaforicamente, facessimo difficoltà a digerire qualcosa e tentassimo, masticandola mentalmente più e più volte, di farla in pezzi che siano assimilabili per noi. E, in effetti ad un certo punto, è necessario digerire, ossia fermarci, prendere consapevolezza e sentire la tonalità affettiva che c'è sotto questi pensieri, ascoltare cosa è nutriente per noi in questo momento, lasciando andare quello che, nel qui ed ora, è uno scarto che ci potrebbero intossicare.

Per fare questo è necessario partire da un'introspezione, ossia dalle sensazioni interne che abbiamo nel nostro corpo: lavorando sull'ascolto interno, possiamo porre attenzione su ciò che stiamo provando. Questo ci potrebbe far capire, ad esempio, che rimuginare ci è utile a non digerire del tutto: quindi, metaforicamente, vuol dire a non entrare del tutto in contatto con una parte di noi che prova paura, rabbia o qualsiasi altra sensazione/ emozione che ci frena inconsapevolmente. Ci frena dal compiere un'azione. Ci frena dal prendere una decisione, Ci frena dall'assumere un atteggiamento. Ci frena dal perseguire un desiderio Dunque, pensando " "Se facessi così, forse...potrei fare questo...ma sarebbe meglio fare quest'altro...dovrei, potrei, farei..." in verità, semplicemente, non compio, non prendo, non assumo, non riesco a prendere una strada poiché una parte di me si sente in pericolo e ha paura. Allora cosa possiamo fare? Prima di tutto...Fermati: respira! Vediamo quanto possiamo rimanere in contatto con questa percezione interna: stare in ascolto ci permette, infatti, di non pensare reattivamente sulla base di un pericolo inconscio. Poiché se però riusciamo a riconoscere i segnali di stress nel nostro corpo saremo in grado di fermare questo circolo vizioso, modulando i nostri pensieri e riuscendo a dare una pausa al nostro corpo. Se iniziamo ad ascoltare i segnali del nostro corpo, a poco a poco saremo in grado di dare una risposta migliore, in linea con le nostre esigenze. Seguire la strada del proprio sentire vuol dire conoscersi. Conoscersi e ascoltarsi implica fidarsi di Sé. Fidarsi di Sé vuol dire accogliere il limite, la possibilità di sbagliare, di poter sentire il dolore, la paura e la rabbia, cercando di apprendere da quell'esperienza, digerendola, e accettando che questo possa avvenire. Fidarsi di Sé vuol dire anche darsi la possibilità di sperimentare nuove strade e nuove possibilità di pensiero. Reagire diversamente partendo dal nostro corpo: poiché affidandoci a ciò che sentiamo profondamente, e imparando a gestirlo, possiamo essere più sicuri, vitali ed energici e, non rimuginando sulle mille possibili alternative, possiamo scegliere sulla base di ciò che sentiamo/siamo noi.


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